Adriano Nardi personale "As Straight as" alla Galleria Maniero di Roma

 

ADRIANO NARDI

 

 

 

 

 

 

 

 

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Veduta parziale della mostra e Mapping Dora

 

 

Il manifesto di Rachel

 

 

A fianco:

 

Hiroglif

 

2004

cm 150 x 105

olio su tela

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunicato Stampa

AS STRAIGHT AS

La Galleria Maniero, a due anni di distanza dalla precedente "Vertical horizons", presenta una nuova personale di Adriano Nardi. L'artista presenta opere recentissime in cui la rigorosa qualità della pittura salda la cultura digitale al messaggio politico e dove la bellezza "geometrica" del volto femminile sembra rivelare le coordinate di una nuova, possibile conoscenza collettiva. Nardi definisce "organica" la dualità tecnica degli strumenti pittorico e digitale, operando una trasformazione dell' esito linguistico dai tratti sottilmente oggettuali e riuscendo così a coniugare l'attenzione per il sociale e la denuncia dei drammi dell'umanità ad una costruzione metamorfica e fluttuante dell'opera. Le donne che Nardi mette al centro delle sue opere, costituiscono dunque la chiave per entrare all'interno della sua "matrice" visiva, per violare codici misteriosi, rinchiusi nella veste accattivante di una raffinata eleganza formale. Il catalogo della mostra, disponibile in galleria, contiene un dialogo critico-epistolare tra l'artista e Lorenzo Canova, ed uno statement dell'artista che accompagna le riproduzioni delle opere.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

leggi il testo in catalogo di Lorenzo Canova (uno scambio epistolare con l’artista) in basso in questa pagina

leggi lo statement di Adriano Nardi:As straight as

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Galleria Maniero
inaugurazione giovedì 20 maggio 2004 - ore 19
orario: dal lunedì al venerdì ore 16/20 o per appuntamento
fino al 30 giugno
Via Dell'Arancio 79 - 00186 Roma - Tel./fax + 39 0668807116
galleriamaniero@fastwebnet.it - www.galleriamaniero.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro Lorenzo,

vorrei raccontarti qualcosa riguardo quella mia dichiarazione nell'intervista pubblicata nel catalogo della mostra Vertical horizons del 2002:

…Preferisco l'applicazione del digitale come strumento di riorganizzazione della comunicazione…

In questo senso i miei quadri già rimandavano al World Wide Web (ad esempio con l'immagine di un evento dal mondo stampata sul fondo, l'ambiente in cui abita la figura).

Una novità in questa mostra è che l'immagine da internet è diventata come una mappa (di carta con le aste, che contiene anche una mappatura di un particolare di pittura estratto dal piccolo ritratto e un simbolo alquanto esplicito, un logo) su cui il quadro stesso è appoggiato fisicamente: Mapping Dora. Dora, nome di donna e di uragano.

Nel quadro Sine direction tutti quei quadratini ripetuti sul fondo non sono altro che la ripetizione continua di Mapping dora molto ridotta, allontanata ma moltiplicata, un pattern ideologico, e poi vi è la fine del plotting, a sinistra, che termina sul bianco della tela. Le donne abitanti sono ad olio.

The cut è la cesura, il laboratorio ed il silenzio. In quest'opera attraversata da un segno cartesiano vediamo nella parte sinistra, nell'ambiente di rossi e di lino, un accenno ad una piramide con il vertice troncato. L'abitante di questo dramma è tratto proprio da un servizio di moda tra i più famosi grattacieli di New York, estratto da un settimanale la cui copia digitale su tela è inserita (alla destra delle perpendicolari) sul fondo di una tela che presenta un flebile accenno di linea nello spazio di un volto: la copertina porta la data della sua pubblicazione, l'11 settembre 2001.

L'opera presente in questa mostra che credo rivolge agli sviluppi successivi, l'ho terminata nell'agosto 2003. Superficie nuda e Pittura: Hiroglif.

A Milano, dove presentavo le mie opere intuite da te come 'segnali dei volti geometrici',  distribuivo uno stampato in forma di volantino in cui vi era la immagine-montaggio del Quinto sole, e un piccolo link alla url del mio sito (www.adrianonardi.com). Visitandolo, dalla home si va nella pagina Quinto sole, come anche in quella de Il manifesto di Rachel, in cui vi sono dei link verso temi che ho trovato (e scelto, per necessità e significativa associazione) successivamente alla realizzazione dell'opera e al concepimento dei titoli, e quindi al loro inserimento nei motori di ricerca. Con questa operazione ancora una volta tento di afferrare la verità della comunicazione, legata ancora una volta ai quadri.

Nuovo sole associato al 'Nuovo sole di Ginevra', articolo su una manifestazione in quella città durante il G8 del maggio 2003: da quel sito sono linkati tutti i siti di informazione alternativa (Indymedia), distribuiti geograficamente in tutto il mondo, divisi per continenti.

Quarto sole, quel quadro il cui volto di donna porta un disegno a forma di croce e sul braccio un logo della pace, si è subito associato ad una intervista a Gianni Riotta sul Quarto potere e la scuola di giornalismo americano, che descriverebbe la verità e libertà di stampa.

Quinto sole, il titolo dell'evento al Flash Art Fair a Milano, è associato ad un articolo di Ignacio Ramonet da Le Monde Diplomatique intitolato appunto 'Il quinto potere'. Afferma che con la accelerazione della globalizzazione liberista il quarto potere è stato svuotato del suo significato, e quindi è necessario un quinto potere che denunciando il superpotere dei media, dei grandi gruppi mediatici, affermi il diritto dei cittadini ad una informazione rigorosa e verificata esercitata da una responsabilità collettiva.

Nella pagina Il Manifesto di Rachel, dal sito si accede a due link. Il primo: un articolo sulla tragica storia della pacifista americana Rachel Corey, che è stata investita e uccisa con un bulldozer nel 2003 mentre tentava di interporsi ad una azione di demolimento di una abitazione palestinese. Con il secondo link voglio contribuire anche io a dare voce ad una delle sue ultime lettere dalla Palestina, la quale è molto pubblicata e linkata su Internet.

Per Vasto e Milano hai scritto: "…Le donne che Nardi mette spesso al centro delle sue opere, costituiscono dunque la chiave per entrare all'interno della sua "matrice" visiva, per penetrare i suoi codici simbolici rinchiusi nella veste accattivante di una raffinata eleganza formale…", ancora una tua giusta intuizione.

Il nickname che ho scelto per il mio indirizzo di posta elettronica è proprio xirtam, l'inversione di Matrix. L'omonimo film fu tra l'altro, credo per molti, un raccontato luogo di riflessione su realtà e virtualità (pensiamo ad esempio ai livelli di realtà tra loro collegate) oltre ad avere portato una estetica innovativa nel cinema…

AS STRAIGHT AS è il titolo della mostra.

 Adriano Nardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro Adriano,

penso che la tua arte nasconda un fondo di ambiguità: la tua pittura è indubbiamente basata su un’iconografia quasi patinata e avvincente, ci mostra donne bellissime dipinte con colori lucenti e accattivanti, non disdegna di rubare immagini e spunti dalla pubblicità e dalle riviste di moda per creare quadri che si presentano con una forte capacità di seduzione e di attrazione.

Così mi chiedo ancora se la fascinazione che le tue opere emanano così spudoratamente non nasconda qualcos’altro, e tu mi conforti dicendo che le tue opere sono “impegnate”, che in quelle immagini di perfetta bellezza femminile si nascondono precisi messaggi politici che cercano di metterci in guardia dai pericoli del potere mediatico, che nascono come avvertimenti contro i rischi della globalizzazione selvaggia, contro la ferocia e la logica distruttiva delle guerre, con una serie di “corretti” riferimenti che dovrebbero riscattare la tua “impura” compromissione col “nemico”.

Amico mio, infatti tu sai bene che usando quelle immagini ti sporchi le mani con il mondo della moda e del mercato selvaggio che spesso fa tessere le stoffe pregiate indossate dalle tue modelle a donne o a ragazzini sottopagati con uno “stipendio” di pochi centesimi al giorno.

Però tu, per fortuna, non sei uno di quegli artisti che ci fanno continuamente la morale anticapitalista per poi farsi sponsorizzare dalle stesse case di moda che producono a bassissimo costo nel Terzo Mondo grazie ad uno sfruttamento privo di scrupoli della manodopera locale: la tua ambiguità è differente e ben più sottile.

Mi parli di Matrix, e io quando ho scritto di “matrice” nel testo che tu citi ricordavo benissimo il nickname della tua posta elettronica, ma tu sai meglio di me che il padre della sospensione tra reale e virtuale di quel film non è altri che il nostro caro Philip Dick, lo scrittore di fantascienza a cui abbiamo dedicato una mostra che ha avuto una grandissima “comunicazione” ma che, in realtà (e non a caso), è rimasta soltanto “virtuale”.

Così, come nei capolavori di Dick, nelle tue opere il confine rimane sempre incerto: non sappiamo mai se ci troviamo dalla parte giusta e, soprattutto, dalla parte “vera”.

In questo senso le tue inquietudini sulla “comunicazione” e sull’informazione sono più che fondate ma mi chiedo se tu non stia facendo un lavoro di “controinformazione” ancora più raffinato portandoci a credere ai tuoi messaggi di pace e di giustizia.

Tu sai bene che le opere più profetiche e “deliranti” di Philip Dick sono fortemente influenzate dallo gnosticismo, da quel pensiero dove il legame tra il Bene e il Male è indissolubile e addirittura necessario per raggiungere la salvezza finale: così nelle realtà parallele (le “matrici”) di Ubik lo scontro tra i due Princìpi contrapposti è destinato a protrarsi sino alla fine dei Tempi.

Così penso che il tuo lavoro, nella sua apparenza più accattivante, non disdegni una strizzatina d’occhio al mercato, ma che, allo stesso tempo, nella sua radice “ultima” e profonda, nasconda anche un senso quasi platonico e archetipo di spiritualità.

Non a caso, il cyberspazio, in cui molti individuano il territorio della conoscenza collettiva, potrebbe essere un luogo adatto a racchiudere l’Iperuranio della società digitale, e, del resto, anche Matrix (che ha generato molte mode “commerciali”) è un film pieno di allusioni escatologiche e profetiche.

Così, caro Adriano, mi chiedo se la bellezza da copertina delle tue ragazze, in fondo, non cerchi di essere il riflesso di una bellezza “superiore”, la traccia dipinta per un cammino visivo diretto verso il centro definitivo della Sapienza.

A proposito, hai mai intitolato un lavoro Sophia?

 Lorenzo Canova

 

 

 

 

 

 

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